
Ci mancava la grandine a decimare ulteriormente la campagna cerealicola marchigiana già provata da esondazioni e sovrabbondanza di piogge. Quella ghiacciata, arrivata attorno alle 17 di ieri a Recanati, in località Chiarino ha provocato danni alla produzione per circa il 30%. Un fenomeno che ha colpito a macchia di leopardo ma che è arrivato insieme a una vasta perturbazione registrata in tutta la provincia. Acqua che si somma a quella caduta dall’inizio dell’anno, costata il rallentamento delle operazioni per via del troppo fango nei terreni e dell’alto grado di umidità delle spighe.
Ad oggi, periodo in cui la trebbiatura dovrebbe essere già terminata, si è ad appena il 50% degli ettari coltivati con le macchine ancora al lavoro in una situazione già complessa. Già i tecnici di Consorzi Agrari d’Italia, dove conferisce la stragrande maggioranza dei produttori marchigiani, avevano registrato cali medi del 20% sulle precedenti annate. Le piogge hanno anche ostacolato i trattamenti ed esposto i campi alle malattie. “Molti agricoltori – spiega Francesco Fucili, presidente di Coldiretti Macerata – hanno già attivato le polizze assicurative, l’unico sistema per proteggere i raccolti dall’emergenza climatica che si appalesa con fenomeni estremi e distruttivi. L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma e ciò compromette le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che nel 2023 supereranno complessivamente 6 miliardi dello scorso anno”.
Avanti con le richieste di risarcimento! Ce ne è per tutti.
Sarà per caso una rivolta di madre natura? Si è arrivati a coltivare sugli argini dei fiumi. Fate un giro per constatare, fiume Potenza, Musone. Non vi bastava mai.
Veramente gli argini dei fiumi erano coltivati un tempo, adesso sono invasi da vegetazione incontrollata che alla prima esondazione cade nel fiume incagliandosi nelle arcate dei ponti con i danni che conosciamo. Poi gli argini dei fiumi sono di competenza del Genio civile che è molto indietro nell’opera del loro consolidamento. Non sarà il caso di andare a vedere chi ha dato i permessi a costruire nelle normali aree di esondazione dei fiumi? È roba da matti se la terra non viene più coltivata come in montagna non va bene, se viene coltivata non ci basta mai, se manca il grano al mondo dobbiamo produrne di più, se grandina e si perde la produzione siamo accusati di chiedere i risarcimenti. Se dobbiamo portare il grano prodotto in magazzino i camion non possono percorrere le strade sfondate che ci ritroviamo. L’unico momento in cui non ci criticate è quando paghiamo imposte e tasse a fronte di zero servizi.
Certamente! Non vi basta mai! gli argini c’erano lungo i fiumi e come se c’erano, sono stati abbattuti gli alberi sulle sponde i famosi “Forti” forse Lei non se lo ricorda, i tronchi che sono caduti nel letto dei fiumi come dice Lei certamente sono quelli vicinissimi al letto fluviale che con le piene vengono sradicati, sono pioppi e salici, non querce secolari abbattute alla fine degli anni 60, poi se stanno in prossimità dei ponti, vanno rimossi , non lasciarli li come sempre accade, vada a farsi un giretto ma con occhi attenti.
Gli argini dei fiumi sono demaniali e le quercie non si possono abbattere da decenni. Gli alberi caduti, alberi nati e cresciuti sugli argini demaniali privi della dovuta manutenzione, li rimuovono i responsabili, non certo i contadini che nulla ne hanno a che fare. Se poi come a Recanati si posiziona la ciclovia del Potenza , con appositi trionfalismi e squilli di tromba, su argini palesemente oggetto di erosione, abbiamo fatto tombola! Lei si faccia una panoramica della normativa vigente e un giretto sulla ciclovia che è già mezza collassata nel fiume e chi la percorre già passa sui campi coltivati procurando ai coltivatori danni senza alcun ristoro. Recanati poi è anche Comune capofila, viste le brillanti performances già dimostrate! Una pista ciclabile degli anni 90 del secolo scorso già inghiottita da fiume e quella del 2020 in procinto di esserlo. Il tutto a fronte di centinania e centinania di milioni spesi nel secolo scorso ( erano fondi PIM piani integrati mediterranei) e centinaia di migliaia di euro spesi recentemente, e non hanno neanche perfezionato gli espropri e finito di indennizzare i proprietari….A proposito, paghiamo l’IMU anche sulla terra finita nel fiume, questo è l’importante!
Giusto, ci sono le regole da decenni, che certi alberi non si possono abbattere come dice Lei ma gli abbattimenti furono fatti oltre cinquanta anni fa, con relativo accaparrarsi di argine fluviale, poi se ci pagate l’imu…
La famosa pista ciclabile, questo è un’ altro problema, certamente una gran cazzata ed anche qui alberi secolari abbattuti. Alcune sponde del fiume Potenza franate sono nei pressi del ponte e rotatoria zona Becerica, dietro Z.I Guzzini ecc. Fiume Musone , al confine tra Recanati -Osimo, ponte al confine con Castelfidardo e zone limitrofe!
Accaparrarsi gli argini? Ma lei lo sa che esiste un catasto geometrico particellare? Che non siamo nel Far West dove la terra si acquisisce piantando i le bandierine? Che il Genio civile non cura gli argini come dovrebbe? Prima di sparare sciocchezze acquisisca le foto aeree dei territori. Sono disponibili le strisciate aeree da oltre cinquanta anni, si documenti! E così vedrà che grazie alla mancata manutenzione degli argini, compito dello Stato, non solo gli argini sono collassati, ma sono finiti erosi anche i campi privati e che su questi, ridotti nelle superfici si pagano imposte e tasse come se fossero ancora nella disponibilità dei proprietari.
Gli alberi secolari abbattuti per la ciclovia deve averli sognati . Il cicloturismo è una possibilità da incentivare, rispettoso dell’ambiente, poco impattante. Poi andare a Porto Recanati in bici dai comuni limitrofi è una tradizione da riscoprire e valorizzare. Il brutto è che queste ciclovie sono state fatte senza alcuna competenza tecnica, su argini non consolidati come costruire una casa su una frana. Mi chiedo se siano anche stati collaudati, roba da matti.
ipotizziamo 100 000 euro investiti in terra e 100 000 euro investiti in un’immobile, c’è differenza nella tassazione?
La tassazione degli immobili, rurali o urbani, fa riferimenti ai redditi catastali che sono determinati da apposite commissioni provinciali. Sui redditi così determinati si pagano imposte e tasse. Sugli immobili urbani, se affittati, si pagano le imposte sul reddito ricavato. Le aliquote sono o quelle normali di altri redditi ovvero si va a regime di cedolare secca al 22% del canone. La normativa è un po’ più complessa, la mia risposta non è esaustiva ma sarebbe troppo lunga. Può informarsi presso le organizzazioni professionali agricole e presso le associazioni di proprietari immobiliari tipo UPPI.
Sugli immobili non si pagano solo le imposte sul reddito che producono, si paga anche l’IMU che è una imposta comunale commisurata al valore capitale, non al reddito prodotto, ed è quindi una patrimonale. Prescinde dal fatto che l’immobile fornisca reddito o meno. Basti dire che a Recanati dal 2016 gli immobili inagibili da sisma pagano l’IMU anche se sicuramente non produttivi di reddito, anzi fonte di spese. Comuni come Montefano e Montecassiano hanno esonerato i proprietari dall’imposizione, Recanati no, ça va sans dire. Un’altra perla della fiscalità sugli immobili ad uso abitativo è che se, come spesso accade, l’inquilino non corrisponde i canoni concordati, il proprietario è tenuto a pagarci sopra le imposte come se li avesse percepiti. Durante il COVID gli sfratti esecutivi sono stati bloccati, è quindi da immaginare la soddisfazione dei proprietari di immobili con inquilini morosi e inamovibili! una delle iniziative concrete e corrette del governo Draghi è stata ALMENO quella di esonerare i proprietari dal pagamento delle imposte su canoni non percepiti a partire dalla messa in mora ufficiale. Sembra logico ma prima non era così. Poi ci si chiede perchè i proprietari preferiscano tenere gli immobili sfitti!
pensa non lo sapessi?